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Diciassettenne olandese si lascia morire in casa.

Noa, 17 anni, olandese, colpevole di essere bella e solare, si lascia morire di sete e di fame in casa, poiché le è stata respinta la richiesta di eutanasia.

Un fatto di cronaca come tanti ormai di questi tempi: una ragazzina di appena 11 anni violentata durante una festa con amici. La psicoterapia, la ripresa ma una nuova violenza, sempre durante una festa con amici, appena tre anni dopo.

Cure, assistenza aiuti e quando sembra che stia per iniziare di nuovo a vivere ennesima ed ultima violenza da parte di due mascalzoni per strada. Questo è il colpo di grazia : Noa cade in una profonda crisi depressiva da cui non ne uscirà più!

A diciassette anni, ormai esausta, distrutta si rivolge ad una clinica specializzata in eutanasia ma la sua richiesta viene respinta data la sua giovane età: in Olanda l’eutanasia è legale, ma bisogna essere almeno maggiorenni e le motivazioni devono essere più che valide.

Così la ragazza decide di lasciarsi morire di fame e di sete assistita da medici specializzati e dalla sua famiglia. Scrive una sua biografia, chatta con amici e conoscenti fin quando ha la forza per farlo: poi un silenzio assordante che rimbalza da Paese in Paese.

Noa muore con il sorriso sulle labbra!

Un fatto di cronaca come tanti, ripeto, di cui discutere giusto un minuto a tavola tra amici e parenti per poi passare oltre, perché il ritmo forsennato della vita ci spinge all’indifferenza totale, all’oblio volontario o inconscio che sia!

Eppure bisognerebbe fermarsi un attimo e riflettere: le cose viste dal di fuori non hanno le stesse sembianze se viste dal di dentro!

È facile condannare un gesto così eclatante, è facile parlare di peccato contro Dio, è facile blaterare di vigliaccheria e quindi di rinunzia alla lotta, alla vita!

Molto più difficile è immedesimarsi in quella bambina , oggetto, contro la sua volontà, di un malato desiderio ad appena 11 anni e poi di nuovo e di nuovo ancora; è quasi impossibile entrare nella mente di quella ragazzina a cui è stato negato il diritto alla crescita, alla vita; è impensabile riuscire a capire gli incubi, le sofferenze, le pene del suo animo.

Gli occhi spenti di una diciassettenne che vede le sue coetanee felici passeggiare con i ragazzi, divertirsi spensierate, progettare il futuro per la realizzazione dei propri sogni.

Noa, aveva sicuramente dei sogni, aveva chissà quante volte progettato il suo futuro e chissà quante volte aveva immaginato di poter stringersi al suo amore e, un domani, ai suoi figli, alla sua famiglia. Ma tutti i suoi bellissimi progetti naufragano miseramente tra una violenza ed un’altra ancora!

La Chiesa ha condannato il gesto di Noa, ma Noa non si è lasciata morire perché ha voluto rinunziare alla vita, dono divino, ma semplicemente perché ha lottato contro l’inferno di questa sua esistenza: la morte non è la rinunzia alla vita ma l’estremo atto contro la vita stessa!

Noa ha lasciato l’inferno terrestre per entrare nel paradiso celeste!

G.DellaPietra