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I buoni con i paraocchi

 

Il 6 giugno 2017 un comunicato stampa rilasciava un appello dell’associazione Medici Senza Frontiere: “Siamo di fronte a una terribile emergenza sanitaria”.

I medici dicono che mai come ora hanno riscontrato un numero così alto di bambini sottonutriti e malnutriti in Africa.

 

A parte le condizioni climatiche che penalizzano moltissime zone del continente, una delle cause del peggioramento delle condizioni di vita, è sicuramente dato dall’abbandono dei piccoli, dei vecchi, delle donne e degli ammalati da parte di quegli uomini, giovani, alti, forti e robusti che potrebbero aiutarli e che invece affrontano a loro volta un altro rischio di morte, imbarcandosi sulle navi-bara, pagando per di più una cifra che potrebbe salvare un incredibile numero di persone che vivono in condizioni non umane, condannati ad altissimo rischio di decesso.

Si tratta di una emergenza che era prevedibile fin dall’inizio delle corse pazze dei barconi della morte, a cui però la cecità della propaganda politica non ha mai prestato la dovuta attenzione, e la vocazione da elemosinieri delle varie chiese non ha prestato la dovuta cura, così, mai come ora, i bambini e i deboli sono abbandonati dai rifugiati in fuga illegittima. Se fossero migranti legalizzati, potrebbero avere un lavoro nei luoghi di arrivo con cui inviare denaro alle famiglie. Perché famiglie, questi giovanotti, alti e scattanti, che stanno tutto il giorno con il telefonino (gratis) in mano, nelle piazze d’Italia (come dice un noto giornalista), una famiglia l’hanno. Se non hanno bambini, cosa scontata, data la giovanissima età di chi diviene genitore nei paesi musulmani e africani, hanno sicuramente dei vecchi a casa loro, senza sistema sanitario e senza assistenza pensionistica (altra cosa ben nota). Nessuno pensa a quegli anziani silenziosi, a chi ha problemi di salute, alle donne, a tutti quegli sfortunati che non hanno soldi per i trafficanti, che rimangono a casa loro a patire fame, miseria, malattie e guerre che invece i giovanotti rifuggono. Dicono i nostri governanti “democratici” che dobbiamo aiutare chi scappa dalla guerra, ossia quelli che tutti hanno sempre chiamato “disertori”, quelli che ora divengono eroi, perché così lasciano indisturbati i loro governanti aguzzini, corrotti, a torturare chi rimane sotto le loro grinfie.  Certo, a volte, qualche donna, possibilmente gravida,  e qualche piccolo innocente viene caricato di forza su dei barconi che raffigurano il pericolo ancor prima di partire. Poi vediamo i soccorritori piangere e compatire i poveri disgraziati “salvati” e nessuna lacrima per tutti quei bambini che muoiono a casa loro, nel deserto, nelle guerre infinite che nessuno ha il coraggio di fermare.

Ci siamo scaricati la coscienza versando qualche lacrima per quel corpicino trovato morto sulla spiaggia, un emblema di tanti minori sfruttati, violentati, schiavizzati persino dai loro genitori che li espongono a pericoli troppo grandi anche per gli adulti, ma che sono sdoganati da chi ne trae guadagno.

Quel bimbo (di cui abbiamo troppo rispetto per citare il nome) ha fatto da piccola vedetta lombarda, in avanscoperta, per richiamare non il nemico, ma il falso amico che non si sente in colpa per gli altri, troppo numerosi suoi coetanei, rimasti sotto le macerie o sotto le sorti della malaria, del tifo, della fame, dell’odio. Forse perché non li vediamo e vediamo solo quelli che si mettono in mostra in mezzo al mare?  Li vediamo benissimo, ma è più comodo restare a casa nostra, come sappiamo che è più comodo fare la carità che impegnarsi. Ora nemmeno i religiosi fanno più la carità, perché la ricevono dagli Stati.  Più persone arrivano, più lo Stato dà, più qualcuno ci guadagna.

E chi non riesce ad arrivare fin qui o non ha i soldi per pagare i commercianti di schiavi che ora chiedono sino a 8000 dollari??? Peggio per lui!!!

Almeno rivalutiamo gli schiavisti dell’Ottocento che non si facevano pagare dalle vittime!

I medici senza Frontiere chiedono anche un solo piccolissimo obolo di pochi euro, ma chi si installa qui ne riceve più di mille al mese, più altri costi funzionali e istituzionali, ma sono anche le loro navi che incrementano gli arrivi e le spese inutili, come fornire le sigarette ai salvati in mare. Non si capisce la logica delle sigarette e del cellulare di ultimo grido, quando non ci sono nemmeno i centesimi per una antimalarica o un’antitifica.

Un consiglio: perché chi fornisce aiuti umanitari in mare non si fa dare denaro dai traghettatori? O direttamente dai traghettati, facendo lo sconto di prezzo all’ingrosso?

Adriana Galvani Rettore di UNIPOMEDITERRANEA